
ZERYNTHIA CASSANDRA
21 Giugno 2025Penisola di Varanger: ai confini dell’Artico, tra luce e silenzio
Maggio, e il vento soffia ancora gelido su queste terre di confine. La tundra è un respiro lento, coperta di muschio umido, pietre grigie e pozze che riflettono un cielo pallido, sospeso in una luce senza notte.
Tra le alghe umide e le distese di ciottoli, pivieri dorati e pittime minori si muovono guardinghi, mentre il richiamo rauco delle aquile di mare taglia l’aria e fa calare un silenzio improvviso. La luce filtra attraverso nuvole basse, rendendo i colori opachi, impastati di grigio e blu.
Il mare batte costante contro scogliere scure, e nell’aria densa di salsedine si mescolano richiami secchi, urla, battiti d’ali. Migliaia di uccelli marini affollano ogni fessura di roccia, disegnando traiettorie serrate sopra le onde. Pulcinella di mare, urie, gazze marine, marangoni dal ciuffo: un caos di piume e suoni che sembra antico quanto l’incredibile isola di Hornoya.
Nell’interno la tundra si fa più spoglia e deserta. Laghi ancora mezzi ghiacciati riflettono il cielo lattiginoso. Facile incontrare piccoli branchi di renne che attraversano il terreno molle, il vapore che esce dalle narici nell’aria fredda del mattino. La neve ed i licheni scricchiolano sotto i loro passi lenti.
Sui rami spogli delle betulle numerose sono le ulule che immobili ci osservano ruotando solo il capo. Gli occhi gialli, fermi e attenti, illuminano il grigio del bosco brullo.
Maggio in Varanger è questo: un luogo che spesso ha ritmi e presenze diversi da ciò che ti aspetti ma che se impari a osservare, ti lascia incantato.




















